GIUSTINIANO NICOLUCCI, IL POLITICO.

LO SCIENZIATO ISOLANO DI FAMA INTERNAZIONALE GIUSTINIANO NICOLUCCI, ELETTO DEPUTATO PER LA DESTRA STORICA AL PRIMO PARLAMENTO ITALIANO NEL COLLEGIO DI PONTECORVO, FU DURAMENTE OSTEGGIATO DALLA SINISTRA DI ISOLA DEL LIRI.

“Rientrato dopo quel viaggio (all'estero) nei domestici focolari, la vigilanza del Governo (borbonico) sopra di lui si fece più viva. Si credeva affiliato alla ‘Giovane Italia’; gli si fecero minute perquisizioni in casa e gli si vietò fin d’uscire dal proprio Comune, senza prima averne ottenuta licenza dall'autorità politica”. Con queste parole Giustiniano Nicolucci descrive la sua condizione esistenziale in un suo memoriale manoscritto.

Pertanto, quando a Sora l’8 settembre 1860 il governo borbonico fu dichiarato decaduto, partecipò alla costituzione del Comitato con poteri esecutivi. Iniziò così la carriera politica dell’illustre scienziato isolano. Infatti, entrò nel primo Parlamento nazionale, dopo l’unità d’Italia, eletto il 27 gennaio 1861 nel collegio di Pontecorvo con 460 voti su 687 aventi diritto e 520 votanti.

Ma l’elezione convalidata il 28 febbraio fu successivamente dichiarata ‘nulla’ perché ritenuta incompatibile con l'impiego di Professore ordinario nel R. Collegio Medico di Napoli. Sospesa la professione, rimossa la causa d'ineleggibilità, il 26 giugno 1861 furono riconvocate le elezioni, e Giustiniano Nicolucci vinse di nuovo nel collegio di Pontecorvo, conseguendo 386 voti su 722 aventi diritto e 391 votanti.

In seguito, a causa della battaglia perduta per l’istituzione del Tribunale, pretesa da Pontecorvo ma vinta da Cassino, fu sconfitto nelle elezioni del 22 ottobre 1865, vinte da Pasquale Pelagalli con 197 voti (621 elettori iscritti e 433 votanti); Giustiniano Nicolucci riportò 167 preferenze. “Gli elettori si dimostrarono progressisti ed elessero Deputato Pasquale Pelagalli, vecchio e caro amico del Nicolucci, già suo compagno nella rivoluzione sorana del 10 settembre 1860” (Arduino Carbone, Giustiniano Nicolucci e la sua Patria).

La cocente sconfitta fu così analizzata da Serafino Paolozzi: “Mio caro Giustiniano, è vero che nella battaglia elettorale testé combattuta noi siamo stati sopraffatti e vinti; ma credo che non si possa negare il merito di avere strenuamente pugnato. Aggiungo poi che io tengo più onorevole il cadere, com'è intervenuto a noi, che il rimaner padroni del campo, giovandosi dei mezzi e delle alleanze, da cui han ricavato sì gran pro gli avversari. E’ fuori dubbio che la parte veramente ‘Liberale’ del collegio, quella cioè, che negli atti non si lascia vincere dalla brama di appagare passioni ed interessi privati, ma cerca di mirar solo al bene della Nazione, è stata tutta dalla tua parte”.

La cocente sconfitta elettorale, avvenuta in un Collegio lontano dalla sua Isola, convinse il Nicolucci a lasciare la politica.

“La vita politica non era fatta per Lui, ingegno meditativo e tempra d’indagatore (come lo definì il Prof. Michele Sciuti); altro motivo per l’abbandono fu il pensiero della soverchia spesa che comportava il mandato e quindi, come soleva dire, per non far subire “un altro grave salasso alla dote della moglie”.

E tornò a fare il medico nella sua Isola. Le avventure eroiche non potevano offuscare il senso di equilibrio dell’Uomo ‘curioso della natura’ né potevano distoglierlo dalla sua missione di ricercatore e di sperimentatore in un campo quasi ignoto all’Italietta di allora.

Il Nicolucci era insomma per le riforme, per un governo democratico, per l’unità d’Italia, ma non era nato rivoluzionario, portabandiera, capopopolo. Perciò, tenne viva la fiaccola patriottica nel suo cuore e l’alimentò nel cuore degli amici fidati, in attesa di tempi migliori ” (Arduino Carbone, Giustiniano Nicolucci e la sua Patria).

Una strana vicenda politica quella dello scienziato Giustiniano Nicolucci, sempre osteggiato dai sedicenti “progressisti”. In Patria (Isola del Liri), dove non fu mai proposta la sua candidatura, e nel lontano collegio di Pontecorvo, dove invece fu relegato.

GIUSTINIANO NICOLUCCI, ILLUSTRE SCIENZIATO ISOLANO, DEPUTATO AL PRIMO PARLAMENTO ITALIANO PER LA "DESTRA STORICA".

"Armi ora Italia i suoi figli; componga ed agguerrisca un esercito potente ad una marineria non indegna de' discendenti degli Amalfitani, de' Genovesi, de' Pisani, de' Veneziani, e serbi intatte le sue forze per quel supremo momento, quando, esaurite senza frutto le trattative diplomatiche per l'acquisto pacifico della Venezia, sarà mestieri alzare il grido di guerra, e in mezzo al rumore delle armi piantare la bandiera da' tre colori su gli spalti di Mantova e di Verona, e sulle torri della Città delle Lagune" (Giustiniano Nicolucci, "Agli elettori del collegio elettorale di Pontecorvo" - Napoli 18 giugno 1861

GIUSTINIANO NICOLUCCI, MONOGENISTA

GIUSTINIANO NICOLUCCI, ANTROPOLOGO ISOLANO DI FAMA MONDIALE E DEPUTATO AL PRIMO PARLAMENTO NAZIONALE PER LA DESTRA STORICA, MONOGENISTA E CATTOLICO, FU OSTEGGIATO DAI POLIGENISTI E DAGLI EVOLUZIONISTI.

AUTORE DEL SAGGIO ETNOGRAFICO "DELLE RAZZE UMANE" AVVERSO' IL RAZZISMO DEI SUOI DENIGRATORI E SUBI' L'EMARGINAZIONE DEGLI ACCADEMICI DELLA SUA EPOCA.

Il Prof. On. GIUSTINIANO NICOLUCCI, antropologo di fama mondiale, è stato uno dei massimi sostenitori del monogenismo, giacché sosteneva per le sue forti convinzioni religiose che l’umanità ha un’unica ascendenza identificata in una coppia originaria in contrapposizione al poligenismo che afferma la pluralità delle origini dei vari tipi umani.

Il Prof. A. Garbiglietti, nella seduta della Reale Accademia Medico-chirurgica del 21 gennaio 1859, in relazione al saggio etnologico “Delle razze umane” di Giustiniano Nicolucci, affermò: “In due campi diversi ed opposti sono oggigiorno divisi gli etnologi. Gli uni, fra i quali il nostro autore, il Prof. GIUSTINIANO NICOLUCCI, sostengono la specie umana essere UNICA (monogenisti), e le razze che la compongono varietà di quella unica specie; gli altri si studiano di dimostrare che le varietà umane sono tutte primordiali (poligenisti); che l’origine dell’uomo non è stata unica, ma molteplice, e che le razze non avendo eguale origine, non possono avere i medesimi diritti, onde il dominio di una razza sull’altra è signorìa legittima e naturale, non punto diversa da quella che si esercita del continuo sopra i bruti.

Dottrina sconfortante e tristissima, o signori, ella è cotesta, che dà ad un popolo il diritto di opprimere un altro popolo, al bianco il diritto di comandare ad un uomo di colore, e governarlo come un vile giumento!

No. La religione, l’umanità, la coscienza sorgono contro sì abbominevoli principii, i quali, parmi, più che d’altro siano il portato della più esosa cupidigia.

Sono, è vero, le razze umane diverse e distinte fra di loro, ma esse non sono che variazioni di una medesima specie; la loro origine è a tutte comune, e la loro discendenza da un solo stipite primordiale innegabile. Dal che segue che gli uomini tutti considerar si debbono come fratelli, e perciò pure predestinati tutti alla stessa fine”.

A quell’epoca, a Napoli (dove insegnava il Prof. Giustiniano Nicolucci) l’ambiente accademico era fortemente condizionato dall’evoluzionismo del darwinista Anton Dohrn, pertanto, “tra le cause dell’oblìo della figura di Giustiniano Nicoluci nella storiografia successiva, di non poco rilievo è stato il rifiuto della teoria evoluzionistica. "Partendo da un assunto monogenista, peraltro ortodosso dal punto di vista religioso, egli non sembra infatti interessato alla dinamica della diversificazione delle razze umane. Come ha osservato Fedele, «la nozione dinamica di una modificabilità delle razze nel tempo, sebbene presente e dichiarata, rimane secondaria: all’autore interessa di più rimarcare ciò che nei caratteri delle razze è duraturo e costante, in campo somatico e in campo spirituale, e come tale contrassegna una stirpe» (Fedele 1988: 46).

L'evoluzionismo - ovvero la teoria secondo cui, dalla sua comparsa sulla Terra, la vita si sarebbe evoluta in modo progressivo da cellula primordiale a organismo complesso - è uno dei pilastri della biologia moderna e trova le sue origini nelle osservazioni e riflessioni effettuate da Charles Darwin oltre un secolo e mezzo fa.

Ciò che non tutti sanno, però, è che oltre ad essere oggetto di dibattito in campo scientifico ed essere osteggiata dalle principali correnti religiose - che attribuiscono l'origine della vita alla Creazione divina - , la teoria formulata da Darwin è contestata anche da un movimento detto "antievoluzionista".

Lo scontro tra evoluzionisti e creazionisti è diventato il simbolo della faida tra pensiero scientifico e fede, insomma, ironia vuole che l'antievoluzionismo critichi il darwinismo proprio per una mancanza di prove scientifiche, attribuendo ai suoi sostenitori lo stesso tipo di "devozione" e "salto di fede" generalmente associato al creazionismo.

L'evoluzione viene promulgata come una ideologia, una religione secolare - una completa alternativa al cristianesimo, con significato e moralità, perciò assume i caratteri di una vera e propria religione, un atto di fede, giacché gli evoluzionisti non riescono a dimostrare di avere le prove scientifiche delle loro convinzioni. E ciò per Giustiniano Nicolucci, fervente cattolico, era inconcepibile.

La teoria di Darwin parte da una logica per cui tutto è variabile, tutto è PROGRESSO (come spiega Herbert Spencer) e quindi tutto è relativo. La 'teoria gender parte' da questo presupposto. All'origine parlavano di monosesso, cioè che l'evoluzione avrebbe portato a una specie basata su un unico sesso, ora sono un po' confusi e parlano di non sesso.

L'idea di progresso implicava la convinzione della superiorità dell'uomo "civile" rispetto all'uomo "selvaggio": l'uomo evolvendosi produceva una società più evoluta e quindi aveva il "diritto" di sottomettere le civiltà ritenute inferiori. Da qui nasceva il diffuso razzismo osteggiato dal monogenista Giustiniano Nicolucci, noto sostenitore dei valori della Destra storica, di cui fu il rappresentante nel primo Parlamento italiano.

Ultimi commenti

11.09 | 09:59

Sembrano disinteressati ma se sollecitati e soprattutto responsabilizzati danno il meglio di loro

11.09 | 09:58

Caro senatore, oggi individuare ‘giovani di centrodestra’ è difficile! I ragazzi sono figli del loro tempo (questo) e non piace loro essere classificati o incasellati! Secondo me vanno solo stimolati

11.09 | 09:12

Caro Maurizio, senza la partecipazione dei giovani, specie quelli di centrodestra, la mia proposta rischia di diventare un "discorso ai sordi".

10.09 | 08:37

Finalità condivisibili! Occorre l’impegno di molti e sicuramente vanno coinvolti i giovani intorno a progetto di più ampio respiro e ambizioso!

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