FRANCESCO LEFEBVRE, NIPOTE DI CARLO E AMICO DI GIUSTINIANO NICOLUCCI

“Ma Carlo Lefebvre era ormai molto vecchio (era nato il 4 aprile 1775) e nel gennaio del 1858 morì, lasciando al figlio Ernesto fabbriche, titolo e milioni. Era un’eredità impegnativa, ma il Conte Ernesto dimostrò di essere all’altezza della situazione, perché seppe portare avanti l’opera iniziata dal padre, e consolidarla anche a dispetto di alcuni ostacoli... Intanto il Conte Ernesto aveva sposato Teresa Doria dei Principi D’Angri, dalla quale ebbe quattro figli: Francesco, Flavia, Carlo e Giulia...

Il primogenito Francesco, entrato a far parte della compagine amministrativa con le elezioni del 1886, svolse il suo incarico con notevole impegno, e fu oggetto di ripetute espressioni di profonda stima e di viva gratitudine per l’interesse e l’amore che manifestava al nostro Comune...

Dopo alcuni anni di assenza dalla vita pubblica, Francesco Lefebvre tornò a dedicarsi alle opere filantropiche e all’amministrazione della cosa pubblica, che sembravano essergli congeniali. Nel giugno 1891 fu eletto Sindaco di Isola del Liri e si accinse con la consueta diligenza ad affrontare altre opere relativa al miglioramento del paese; ma, costretto ad annullare le elezioni amministrative del 10 luglio 1892 per alcune irregolarità verificatesi, il 17 ottobre dello stesso anno comunicò al Consiglio di aver rassegnato le dimissioni da tale incarico nelle mani del Prefetto della Provincia.

In seguito a tale decisione, il Consiglio Comunale, facendosi interprete dell’intera popolazione, deliberò di rivolgere vive istanze al Prefetto, perché non accogliesse le dimissioni del Sindaco che si era reso benemerito per i molti vantaggi apportati al nostro Comune. Ciononostante, Francesco Lefebvre non fu più Sindaco, pur continuando, per tutto l’anno successivo, a far parte del Consiglio Comunale ed a promuovere iniziative a beneficio del paese.

Tanta dedizione, unita al fascino del nome, gli valse la elezione alla funzione di Deputato, a cui il consenso popolare lo elevò nella XVIII legislatura del Regno d’Italia. L’impegno parlamentare lo tenne lontano dall’Amministrazione Comunale, ma non gli impedì di mantenere i contatti con la popolazione di Isola, verso la quale fu sempre prodigo di interessamenti e di aiuti.

Il Lefebvre tornò a far parte della compagine amministrativa nel luglio del 1899, ma fu ininterrottamente assente fino alla seduta del 4 agosto 1900 a cui, da buon conservatore, non poteva mancare, per associarsi alle parole del Sindaco di Isola del Liri nella Commemorazione dell'assassinio del Re Umberto I e proporre di dare mandato illimitato alla Giunta perché provvedesse con decoro del Comune, alle onoranze da farsi all'amatissimo Re" (VINCENZINA PINELLI, “I Lefebvre” – 1980)

GIACOMO BONCOMPAGNI E IL SUO RITRATTO DIPINTO DA SCIPIONE PULZONE

Per molto tempo era sfuggito alla letteratura artistica lo straordinario ritratto virile dipinto da Scipione Pulzone, firmato e datato nella parte inferiore della lettera che Giacomo Boncompagni, Duca di Sora e figlio del papa Gregorio XIII, stringe nella mano destra “Scipio.Caietano/faciebat./1574”. Il dipinto è facilmente identificabile con quello del Pulzone che fu esposto nell’estate del 1899 a Londra presso AGNEW & SONS, descritto nel catalogo come “Nobleman in richly damascened Armour. Signed and dated 1574” e più tardi registrato nell’elenco delle opere dell’artista stilato da Adolfo Venturi.

Passato in epoca imprecisata in America Latina, all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso fu fatto restaurare e quindi acquistato da HAZLITT, GOODEN & FOX ed esposto in prestito a tempo indeterminato presso il METROPOLITAN MUSEUM di New York. Oltre alla firma del Pulzone e alla data visibili in basso, sulla lettera che il giovane gentiluomo ha nella destra è possibile leggerne in alto la destinazione all’”Ill.mo et Ecc.s.mo/S.or Jaco”.
Il 31 gennaio scorso Christie’s, una tra le più famose case d’asta al mondo, ha battuto per quasi 8 milioni di dollari il quadro di GIACOMO BONCOMPAGNI in armatura, olio su tela (121,9 x 99,3 centimetri). Giacomo fu il primo duca di Sora, e questo suo ritratto è stato appeso per oltre due secoli nel castello Boncompagni di Isola del Liri. Una mostra di Scipione Pulzone detto Il Gaetano, che includeva anche il quadro battuto da Christie’s, è stata allestita nei mesi scorsi nella Pinacoteca diocesana di Gaeta intitolata “Scipione Pulzone. Arte e fede nell’orizzonte mediterraneo del ‘500”.

PAPA GREGORIO XIII, AL SECOLO UGO BONCOMPAGNI, PADRE DI GIACOMO BONCOMPAGNI, DUCA DI SORA

Al termine della navata destra della Basilica di San Pietro è da segnalare il monumento funebre a Gregorio XIII (1572-1585), padre del Duca di Sora Giacomo Boncompagni, opera che lo scultore Camillo Rusconi terminò nel 1723, con le figure allegoriche della Religione e della Fortezza ed un drago, simbolo araldico della famiglia, al di sotto del sarcofago. La tomba rappresenta una sintesi tra le tendenze classiciste e barocche di Algardi e Bernini, entro una struttura più complessa e storicizzante il cui schema compositivo asimmetrico, concepito per una visione laterale, stabilisce inoltre un collegamento tra le figure, sottolineando il significato allegorico dell'opera.
Rusconi Camillo. - Scultore (Milano 1658 - Roma 1728); fu allievo a Milano di G. B. Volpini e di G. Rusnati, e a Roma (1684-85) di E. Ferrata. È il maggiore scultore del primo quarto del 18º sec. Passò da una prima fase rococò (Virtù cardinali, 1685, Roma, S. Ignazio, Cappella Ludovisi) a un linguaggio più classico per influsso di F. Duquesnoy e di A. Algardi: ne sono esempio le statue di S. Matteo, S. Andrea, S. Giovanni, S. Giacomo Maggiore, facenti parte della serie di Apostoli per i tabernacoli borrominiani di S. Giovanni in Laterano (1708-18), di un eroico classicismo tardo barocco. Questo carattere impronta anche la sua più importante opera tarda, il monumento sepolcrale a Gregorio XIII in S. Pietro (1719-25).

GIUSTINIANO NICOLUCCI E LA DESTRA STORICA

Dalle dichiarazioni dell’on. Giustiniano Nicolucci si evince che Egli, nel corso della sua breve esperienza parlamentare, fosse schierato con la Destra storica, movimento politico sorto, formalmente, nel 1849 con i governi di Massimo d'Azeglio e nel 1852, con Camillo Benso conte di Cavour e proseguito dopo la sua morte sino al 1876. I ministeri della Destra storica dal primo governo Cavour al governo di Marco Minghetti del 1876 conseguirono importanti risultati, primo fra tutti l'unità d'Italia, compiuta nel 1861 e portata a termine nel 1870 con la breccia di Porta Pia e la presa di Roma. Importanti obiettivi storici auspicati dal Nicolucci in tutti i suoi scritti politici.

Nel gennaio 1861 si tennero le elezioni per il primo parlamento unitario. Giustiniano Nicolucci fu eletto nel Collegio di Pontecorvo. Su quasi 22 milioni di abitanti (non erano stati ancora annessi Lazio e Veneto), il diritto a votare fu concesso solo a 419.938 persone (circa l'1,8% della popolazione italiana). L’affluenza alle urne fu del 57%.
La Destra storica diede alla neonata Italia un'economia basata sul libero scambio. Un altro grave problema che affliggeva il paese, la difformità legislativa lungo la penisola, fu risolto mediante l'accentramento dei poteri (accantonando i progetti di autonomie locali proposti da Marco Minghetti), estendendo la legislazione piemontese a tutta la penisola e dislocandovi in modo capillare le prefetture come strumento di governo. Anche il sistema scolastico fu riformato e uniformato in tutta Italia a quello piemontese (legge Casati) nel 1859. Fu poi istituita la coscrizione obbligatoria.
L'era della Destra finì nel 1876: il governo Minghetti fu messo in minoranza dallo stesso Parlamento, che rifiutava la nazionalizzazione delle neonate ferrovie, cosicché il primo ministro dovette dare le dimissioni. Era stata attuata la rivoluzione parlamentare: per la prima volta un capo del governo veniva esautorato non per autorità regia, bensì dal Parlamento. Il re Vittorio Emanuele II, preso atto delle dimissioni, diede l'incarico di formare un nuovo governo al principale esponente dell'opposizione, Agostino Depretis. Iniziava l'era della Sinistra storica. Giustiniano Nicolucci, dopo la cocente sconfitta elettorale subita nel Collegio elettorale di Pontecorvo nel 1865, aveva lasciato la politica per dedicarsi alla professione di medico ed alla ricerca.
I Presidenti del Consiglio nel periodo in cui Giustiniano Nicolucci fu membro della Camera dei Deputati:
Governo Cavour IV (marzo-giugno 1861), conclusosi dopo la morte del Conte di Cavour
Governo Ricasoli I (giugno 1861 - marzo 1862), conclusosi con le dimissioni di Ricasoli in seguito a contrasti con il Re
Governo Farini (dicembre 1862 - marzo 1863), conclusosi dopo le dimissioni di Farini, che dava segni di squilibrio mentale
Governo Minghetti I (marzo 1863 - settembre 1864), conclusosi dopo la repressione a Torino di una manifestazione contraria al trasferimento della capitale a Firenze
Governo La Marmora I (settembre 1864 - dicembre 1865), conclusosi con le dimissioni di La Marmora in seguito al respingimento alla Camera di un decreto del Governo. (WIKIPEDIA)

MANIFESTO DEL MOVIMENTO NAZIONALOCALISTA DI ISOLA DEL LIRI (FR)

PREMESSO CHE: 

NOI siamo consapevoli che la tecnologia ha unificato il mondo e ha rivoluzionato il sapere, il costume e la storia dei popoli.

NOI sappiamo che innovazione vuol dire opportunità ma anche minacce, giacché il cambiamento della cognizione di tempo e spazio comporta il rischio che la mobilità, indipendente dal territorio e dai suoi confini, annulla la stanzialità, e che le relazioni senza confini, cambiando il significato di luogo, rendono sempre più difficoltoso il controllo del territorio.

NOI siamo consapevoli che nel quadro di una rinnovata UNITA’ NAZIONALE si deve perseguire la difesa della TRADIZIONE e dell’IDENTITA' culturale del territorio.

NOI sappiamo che la globalizzazione ed il pensiero unico perseguono lo scopo di eliminare ogni forma di appartenenza e di radicamento, spezzando i vincoli territoriali, etnici, religiosi e familiari.

NOI crediamo fermamente che il comunitarismo (Comunità nazionale e locale)  sia l’unico antidoto al mondialismo ed alla politica di distruzione delle identità nazionali e locali.

NOI siamo convinti che l’alternativa futura sarà tra particolarismo e universalismo, tra le molteplici differenze e gli imperativi del mercato globale, tra Cosmopolis (governo mondiale) e le comunità.

NOI condanniamo le attuali classi dirigenti (italiana ed europea) che hanno asservito gli interessi nazionali alle oligarchie finanziarie mondialiste, causando la ribellione dei popoli.

NOI siamo persuasi che gli amministratori locali, ridotti colpevolmente a strumento degli interessi partitocratici, rappresentano un vero ostacolo allo sviluppo del territorio.

CIO’ PREMESSO:

NOI cittadini di Isola del Liri, esasperati dall’irresponsabile comportamento della politica europea, nazionale e locale, abbiamo costituito il movimento nazionalocalista RISCOSSA ISOLANA per chiamare a raccolta tutte le donne e gli uomini di buona volontà, liberi dai condizionamenti partitocratici, per dare il nosto contributo al nuovo RISORGIMENTO ITALIANO.

Ultimi commenti

11.09 | 09:59

Sembrano disinteressati ma se sollecitati e soprattutto responsabilizzati danno il meglio di loro

11.09 | 09:58

Caro senatore, oggi individuare ‘giovani di centrodestra’ è difficile! I ragazzi sono figli del loro tempo (questo) e non piace loro essere classificati o incasellati! Secondo me vanno solo stimolati

11.09 | 09:12

Caro Maurizio, senza la partecipazione dei giovani, specie quelli di centrodestra, la mia proposta rischia di diventare un "discorso ai sordi".

10.09 | 08:37

Finalità condivisibili! Occorre l’impegno di molti e sicuramente vanno coinvolti i giovani intorno a progetto di più ampio respiro e ambizioso!

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