IL BIOFASCISMO MONDIALISTA

DAL FASCISMO MUSSOLINIANO AL BIOFASCISMO MONDIALISTA.

Gli "antifascisti senza fascismo", con la testa girata all'indietro, continuano a tormentarci, paventando il ritorno del Fascismo di ottanta anni fa, mentre c'impongono il biofascismo antifascista.

“La tecnologia per il tracciamento dell'individuo e l'invasione dei suoi diritti fondamentali individuali delinea quadri preoccupanti. Costruire sistemi di sorveglianza per consegnarli alle autorità di controllo che possono seguire, individuare, mettere ognuno in una posizione di colpa perché contagiato, è una questione di civiltà giuridica che non può essere liquidata con affermazioni sommarie.

Raquel Coldcot ci avverte che non conosciamo quali algoritmi vengono utilizzati e di come questi siano incompatibili con l'agibilità democratica. Possono derivare in un programma di controllo sociale, che trasmette avvertimenti al nostro telefono cellulare, interferendo addirittura all'interno dei nostri processi cognitivi e che potrebbe trasformarsi addirittura in una sorta di bio-fascismo (Ugo Mattei). Attraverso i big-data si potrebbero profilare i comportamenti attuali, passati e, attraverso algoritmi predittivi, anche quelli futuri dell'individuo e dei gruppi che frequenta, in modi leciti e illeciti. Se noi non diamo valore alla nostra LIBERTA', la perderemo”.

ELEZIONI 1996: LA MIA PIU’ BELLA VITTORIA POLITICA.

Fui eletto per la prima volta al Senato della Repubblica nelle elezioni politiche del 5 aprile 1992 col MSI che svolse una forte opposizione al governo del socialista Giuliano Amato dal 28 giugno 1992 al 29 aprile 1993. “Tangentopoli” portò allo scioglimento del Parlamento e alle conseguenti elezioni anticipate che si svolsero il 27 marzo 1994 alle quali Silvio Berlusconi si presentò con il suo partito, Forza Italia, coalizzato col MSI e con la Lega, sconfiggendo la “gioiosa macchina da guerra” del PDS di Achille Occhetto.

Il clamoroso successo elettorale portò al primo governo di centrodestra presieduto dal Silvio Berlusconi, che costituito il 28 aprile 1994 ebbe breve durata, giacché fu messo in crisi dalla Lega di Bossi il 22 dicembre 1994.

Le elezioni anticipate, che si svolsero il 21 aprile 1996, si presentarono nel contesto di fosche previsioni. Nelle elezioni del 1994 la coalizione di centrodestra aveva conquistato tutti i seggi a disposizione nei collegi ciociari (quattro alla Camera e due al Senato), ma nelle elezioni del 1996 le prospettive di successo non furono certamente favorevoli ai sei parlamentari uscenti. Infatti, fummo rieletti soltanto in due: io e il senatore Romano Misserville.

Ho motivo di ritenere che la vittoria del 1996 sia la più significativa del mio lungo impegno politico, perché fu la più combattuta contro avversari esterni e interni, se si considera che un mio assessore al Comune di Isola del Liri, si candidò con il partito di Pino Rauti, sottraendomi alcune migliaia di voti, e che il mio diretto competitore fu il prof. Federico Rossi, Rettore dell’Università di Cassino. Considerato soprattutto che le elezioni furono vinte dal centrosinistra di Romano Prodi contro Silvio Berlusconi.

Dal 1996 al 2001 il centrodestra fu relegato all’opposizione, pertanto la mia presenza nella maggioranza di governo riguardò il breve periodo del primo governo Berlusconi, ossia dal 28 aprile al 22 dicembre 1994.

Nel 2001 lasciai definitivamente la politica attiva per la conclamata incompatibilità col partito di Fini.

E' CHIARO, PERCIO', CHE I SUCCESSIVI ERRORI DEL CENTRODESTRA NON RIGUARDANO LA MIA STORIA PERSONALE.

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SISTEMA ELETTORALE UNINOMINALE

SONO ORGOGLIOSO DI ESSERE STATO ELETTO AL SENATO DELLA REPUBBLICA, PER TRE VOLTE CONSECUTIVE, CON IL SISTEMA UNINOMINALE, QUINDI COL MIO NOME E COGNOME INDICATI SULLA SCHEDA ELETTORALE. PERTANTO, NON HO MAI FATTO PARTE DELLA CATEGORIA DEI "NOMINATI". ALL'EPOCA LE PRIMARIE AVVENIVANO NEI PARTITI ATTRAVERSO UN SERRATO CONFRONTO TRA GLI ASPIRANTI CANDIDATI.

PRESIDENZIALISMO E LAVORO

Dal mio intervento del 13 novembre 2000 al Senato della Repubblica sulla riforma in senso Presidenziale e federale della Costituzione della Repubblica.

“C’è scarsa convinzione proprio in materia di presidenzialismo e di federalismo. Non possiamo parlare, infatti, di federalismo (Senato delle autonomie) se non uniamo a questa riforma anche quella in senso presidenziale dello Stato. Al massimo decentramento, egregio signor Ministro, deve corrispondere la massima autorità dello Stato: allora avremo creato un sistema di pesi e contrappesi e avremo evitato la frantumazione dell'UNITA' NAZIONALE che potrebbe determinare questa sottospecie di riforma. Si è voluto, invece, pervicacemente evitare l’istituzione dell’ASSEMBLEA COSTITUENTE che avrebbe certamente consentito direttamente ai cittadini di realizzare le riforme che il Parlamento in mezzo secolo non ha saputo o non ha voluto legiferare”

"Alle domande che questa lettera pone, solo il futuro potrà rispondere. Tu che la leggerai, e che forse sarai vivo in un mondo in cui l’onestà intellettuale sarà scomparsa, avrai senza dubbio fatto la tua scelta, e guarderai i nostri disordini, che avranno attorniato la tua infanzia, con lo sguardo storico che noi abbiamo ricercato...
Ti chiedo di non disprezzare le verità che abbiamo ricercato, le intese che abbiamo voluto al di là di tutti i contrasti, e di conservare le due sole virtù alle quali io credo, la nobiltà e la speranza”. (ROBERT BRASILLACH)

LA POLITICA E' UNA PASSIONE, COME L'AMORE E L'ODIO.

"Nella competizione sportiva ciascuno esalta la sua squadra, il suo campione e svaluta l'avversario. Ma non ne dà un giudizio morale negativo. Quando ero ragazzo, gli Italiani facevano il tifo per Coppi e Bartali. Ciascuno trovava che il suo eroe era più forte, più coraggioso, più intelligente. Però il più sfegatato tifoso di Coppi non diceva che Bartali era un ladro, un delinquente, un farabutto, una persona ripugnante da mandare in galera. Invece è quello che facciamo abitualmente nel campo della politica……Quando pensiamo in termini politici, non diamo un giudizio morale obiettivo. I nostri giudizi morali sono asserviti alle nostre passioni. Qualunque cosa faccia l'amico è buono, qualunque cosa faccia il nemico è turpe. L'obiettività morale, la capacità di vedere l'indegnità dei nostri e le virtù del nemico, è una conquista di pochi, il frutto di un lungo esercizio". FRANCESCO ALBERONI

LA RIVOLTA MORALE DEGLI ITALIANI ONESTI

In occasione di ogni scandalo con conseguente avviso di garanzia o arresto di politici e imprenditori, ci tocca assistere ad uno stucchevole rimbalzo di accuse per dimostrare che gli uni sono più corrotti degli altri; salvo prendere atto del contrario il giorno dopo, giacché gli scandali nel nostro disgraziato Paese ricorrono ormai a cadenza giornaliera, coinvolgendo tutti i settori della nostra vita associata.

E ciò da tempo immemorabile! Pertanto, non riesco francamente a comprendere tanto stupore.

Eppure, in questi ultimi decenni, la cultura media degli Italiani si è elevata notevolmente, e si ostentano con legittimo orgoglio lauree e titoli accademici, perciò appare in tutta la sua sconfinata ipocrisia la meraviglia che l’italica gente manifesta di fronte a siffatti criminosi eventi.

I tanti saccenti che affollano lo stivale dovrebbero tenere sempre presente le denunce, gli avvertimenti e gli auspici dei Padri della Patria, Dante, Machiavelli, Guicciardini, per parlare dei più illustri, e che fecero dire a Massimo d’Azeglio: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani”.

Perché?

Ribadisco una mia convinzione che mi deriva da un’analisi storico-sociologica del nostro popolo dal Risorgimento ai nostri giorni. Per comodità di sintesi tralascio la storia della corruzione dei governi postrisorgimentali, specie quelli del periodo del “trasformismo”, che fecero dire che “anche la Sfinge nel deserto sarebbe arrossita”, per affermare che una parte storicamente prevalente del popolo italiano è affetta da “vizi endemici” che condizionano le scelte politiche: familismo amorale, furbizia, naturale tendenza all’illegalità (talora alla mafiosità), arrivismo, opportunismo, accidia, slealtà, desiderio spasmodico di salire sul carro del vincitore, salvo poi tradirlo ai primi accenni di difficoltà e appenderlo a testa in giù.

Finora, in ogni regime politico, la corporazione dei corrotti è riuscita (salvo qualche eccezione di breve durata) a prevalere sugli onesti, perché i malfattori riescono sempre ad essere trasversalmente d’accordo, mentre i virtuosi si dividono a causa delle loro ubbie ideologiche, giacché nella loro corporazione fioriscono quelli che si ritengono più “duri e puri” di altri.

Ciò detto, è inutile farsi soverchie illusioni. In Italia non ci sarà mai un vero cambiamento senza la RIVOLTA MORALE DEGLI ITALIANI ONESTI, liberi però da qualsivoglia condizionamento. 

DEDICATO A GIANFRANCO FINI: CIO' CHE NON CRESCE E' DESTINATO A MARCIRE

Dalla mia lettera a Gianfranco Fini del 16 settembre 1999

"Si potrebbe evitare la politica delle fughe in avanti, per tornare subito indietro, che, in realtà, ci costringe a stare fermi e ineluttabilmente a perire, secondo la massima russa: "Tutto ciò che non cresce è destinato a marcire".

Nelle sue frequenti presenze a Isola del Liri, non mancarono i miei disinteressati consigli, espressi pubblicamente, ma alla mia fedeltà preferì l'adulazione dei "colonnelli", sergenti di ferro, caporali di giornata e fantaccini che hanno contribuito con lui a distruggere l'immenso patrimonio politico della Destra italiana, e mi tradì su istigazione di taluni appartenenti alle suddette categorie di galantuomini. Il tempo, però, restituisce tutto a tutti.

GIANFRANCO FINI: L'UOMO CHE MISE FINE AL MIO IMPEGNO POLITICO DURATO MEZZO SECOLO

                                                                                      Isola del Liri, 7 aprile 2001

     Onorevole Presidente,

nella tua lettera, pervenutami in data odierna, affermi che "in un momento per te poco piacevole tengo a ribadirti che la mancata ricandidatura non rappresenta un giudizio negativo sul tuo operato in Parlamento e men che meno sul tuo comportamento politico".

     Queste parole lasciano intendere che, prima di decidere la mia esclusione da questa campagna elettorale, tu mi abbia espresso palesemente la volontà di non ricandidarmi, pur apprezzando il mio operato, e di avermi precisato le motivazioni che ancora oggi non sono stato messo in grado di conoscere.

     Nessuna determinazione in tal senso, infatti, mi hai dichiarato il 21 marzo scorso, quando, in occasione della Festa di S.Benedetto, ci siamo fortuitamente trovati seduti, gomito a gomito, nell'Abbazia di Montecassino per partecipare alla Santa Messa.

     E' stata l'unica occasione, in questi ultimi due anni, per scambiare con te qualche valutazione.

     La verità è che nonostante io abbia cercato in tutti i modi di conoscere le cause del "male oscuro" che da tempo affligge il Partito in questa provincia (e di cui sono stato vittima, prima come Sindaco e ora come Senatore), tu non sia mai intervenuto per porre fine al più odioso linciaggio politico che la storia di questo territorio ricordi, probabilmente per farmi intendere surrettiziamente le tue intenzioni, dopo avermi definito "il migliore biglietto da visita di Alleanza Nazionale".

      Ma la parte più irriguardosa della tua lettera è quella in cui affermi "lieto di incontrarti, se lo vorrai, dopo le elezioni, mi auguro che il partito possa continuare ad avvalersi della tua collaborazione seppur con incarichi diversi dal mandato parlamentare".

     E' come dire che soltanto dopo le elezioni potrò conoscere le vere motivazioni della mia esclusione e che se nel frattempo "starò buono" sarò decentemente "ristorato".

     Ma per chi mi hai preso?

     Forse per uno dei tuoi adulatori che, dopo essere stato sconfitto in tutte le recenti competizioni elettorali, ha accumulato una serie di incarichi lautamente retribuiti: collaboratore del gruppo senatoriale di AN, membro del collegio sindacale del CNEL, membro del Consiglio di Amministrazione dell'Agenzia di Sviluppo regionale e Presidente di un istituto per la formazione professionale.

     C'è da pensare che proprio per questi motivi lo hai candidato al mio posto, paracadutandolo nel mio collegio "naturale", che in alcuni decenni di forte impegno ho portato ai primi posti della graduatoria regionale.

     Come nel mito di Antèo, onorevole Presidente, il mio prestigio politico è scaturito esclusivamente dallo stretto legame con il territorio e dal notevole consenso popolare; nessun incarico, pertanto, potrà mai eguagliare la forza politica e la popolarità di cui certamente sono da sempre gratificato, ma che hanno dato anche lustro alla Destra in una città "geneticamente comunista".

     Il partito potrà, comunque, avvalersi sempre della mia collaborazione, soprattutto come riferimento morale, in una provincia dove un tuo proconsole utilizza le strutture sanitarie per operazioni di bassa cucina clientelare, che rivaluta il peggiore doroteismo democristiano.

     Anche io sarò lieto di incontrarti dopo le elezioni, innanzitutto per festeggiare la vittoria della Casa delle Libertà, poi per leggere nei tuoi occhi le vere ragioni della mia esclusione da questa "epocale" competizione e, infine, per metterti a conoscenza dei miei programmi futuri.

     A questo proposito, mi pregio comunicarti che il prossimo 21 aprile, in occasione del decennale del referendum popolare per la fusione dei Comuni della Media Valle del Liri, si svolgerà il Convegno: "Lirinia, piccola patria".

     Sarà quella l'occasione per ribadire la necessità di difendere l'autonomia di questo  territorio dall'onnipotenza romana, di cui anche io sono stato vittima in questa circostanza elettorale.

     In un momento che anche tu hai definito per me poco piacevole, il mio pensiero va al poeta francese Robert Brasillach, fucilato dai gollisti il 6 febbraio 1945.

     In particolare, ho riletto la sua Lettera a un soldato della classe 1960, che Egli scrisse pochi giorni prima dell'esecuzione e che così si conclude: "Ti chiedo di non disprezzare la verità che abbiamo ricercato, le intese che abbiamo voluto al di là di tutti i contrasti, e di conservare le due sole virtù alle quali io credo, la nobiltà e la speranza".

     Distinti saluti.

                                                                                             Bruno Magliocchetti

On. Gianfranco Fini

Presidente Alleanza Nazionale

Via della Scrofa, 39

00186   R  O  M  A

 

UN MODESTO CONTRIBUTO PER CAPIRE LA POLITICA ITALIANA.

E’ noto che gran parte del popolo italiano è fortemente condizionata dai seguenti "vizi endemici: individualismo esasperato; familismo amorale; furbizia unita ad una malcelata tendenza alla illegalità, talora alla mafiosità; accidia; conformismo; servilismo nei confronti del potente di turno, salvo poi appenderlo con la testa in giù, di fronte ai quali si antepongono le azioni di due schieramenti "trasversali".

Quello di coloro che con l’esempio personale tentano di correggere le “italiche malformazioni” e quello STORICAMENTE PREVALENTE di coloro che alimentano il “male oscuro” del popolo italiano per acquisire un facile consenso, aggravando la "malattia".

FINO A QUANDO PREVARRA' LA CATEGORIA DEI DISONESTI, FURBASTRI, VOLTAGABBANA, OPPORTUNISTI, CORROTTI, E CHI PIU' NE HA NE METTA, PER L'ITALIA NON CI SARA' SALVEZZA. GLI ITALIANI CONTINUERANNO A GALLEGGIARE ILLUDENDOSI DI VIVERE IN UN PAESE DEMOCRATICO.

ASSEMBLEA COSTITUENTE PER LA TERZA REPUBBLICA

E' noto che le costituzioni sono nate a seguito di grandi sconvolgimenti sociali (guerre, guerre civili, rivoluzioni) e si sono evolute nella direzione di uno spostamento del potere dai pochi (sovrano) ai molti (popolo). Gli Stati più evoluti sono quelli che hanno saputo contemperare nelle loro Costituzioni l’autorità dello Stato con la libertà dei cittadini, le esigenze della governabilità con quelle della rappresentatività.

Infatti, dopo la seconda guerra mondiale, fu eletta l’ASSEMBLEA COSTITUENTE, le cui sedute si svolsero dal 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948, con il compito di redigere la nuova Carta costituzionale, come stabilito con il Decreto legislativo luogotenenziale n. 98 del 16 marzo 1946.

L’Assemblea Costituente ebbe, nel contempo, altri tre compiti: votare la fiducia al Governo, approvare le leggi di bilancio e ratificare i trattati internazionali.

Poiché, a quanto pare, le elezioni per il rinnovo del Parlamento non saranno di prossima indizione, giacché devono essere precedute dalla riforma della legge elettorale, dato che è necessario evitare che la Costituzione della TERZA REPUBBLICA sia ancora ridotta a mero strumento per aumentare il potere delle maggioranze parlamentari, con il risultato negativo di compromettere l’UNITA’ NAZIONALE, vista la procedura adottata per redigere la carta costituzionale vigente, l’elezione di un’ASSEMBLEA COSTITUENTE non è in contrasto con eventuali elezioni politiche generali. Può anzi precederle, rimarcando, in modo chiaro, l’idea della riforma costituzionale, ma tenendola ben distinta da un confronto sui programmi, sull’azione di governo, sui grandi temi dell’emergenza economica e sociale.

Ultimi commenti

11.09 | 09:59

Sembrano disinteressati ma se sollecitati e soprattutto responsabilizzati danno il meglio di loro

11.09 | 09:58

Caro senatore, oggi individuare ‘giovani di centrodestra’ è difficile! I ragazzi sono figli del loro tempo (questo) e non piace loro essere classificati o incasellati! Secondo me vanno solo stimolati

11.09 | 09:12

Caro Maurizio, senza la partecipazione dei giovani, specie quelli di centrodestra, la mia proposta rischia di diventare un "discorso ai sordi".

10.09 | 08:37

Finalità condivisibili! Occorre l’impegno di molti e sicuramente vanno coinvolti i giovani intorno a progetto di più ampio respiro e ambizioso!

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